0.6 CARI LONTANI VICINI… Elena
Reportage di Alice Valente Visco

Elena Rosa, in pensione

26 Aprile
Quello della signora Rosa è fra gli appartamenti che, per loro stessa natura, nel mio immaginario, più si velano di mistero. Le abitazioni che vengono ricavate dalle stanzette un tempo riservate al portiere sono circondate in genere da un’aria un po’ magica e misteriosa. Forse per il fatto che nella mia fantasia fanciullesca vi immaginavo storie di gnomi e fate ho sempre pensato a d ambienti che malgrado i limiti di spazio emanano calore e accoglienza proprio in virtù della loro minutezza e per l’attenzione che chi vi abita deve necessariamente imparare a prestargli.
Ieri ho incontrato sua figlia nell’androne. Veniva a portarle la spesa; il volto delicato raccontava stanchezza e preoccupazione insieme alla gioia di vedere per un poco la madre. Le è piaciuto il progetto, l’avviserà e posso tornare l’indomani alle ore 12:00.
MI apre la figlia, dopo pochi minuti si affaccia sull’uscio la signora Rosa con incedere lento per i suoi intuibili problemi di salute. Mi saluta con espressione molto dolce e regalandomi subito un sorriso, poi si scusa: “Purtroppo posso stare in piedi poco tempo, mi stanco subito”. Appena dietro di lei c’è il muro di uno stretto corridoio. Mi colpisce un quadro con il ritratto di una donna egiziana. Racconta che gli è stato portato dall’altra sua figlia che andava in Egitto e che ora non c’è più. Ci scambiamo uno sguardo silenzioso che non ha bisogno di altre parole.
Le chiedo invece come sta trascorrendo le sue giornate. “Eh…così… La casa è piccola, una camera senza finestre e cucina e bagno che affacciano sul muro alto di un garage e una camera senza finestre, ma sono stata attenta e non sono mai uscita. Ascolto le notizie; faccio le parole crociate; poi a me piace giocare a burraco e ora lo faccio un po’ con il computer”.
In un attimo la mente va alla mia nonna jeans-camicette da uomo e Renault 4, una nonna per niente “classica”, ma che a un certo punto aveva provato a diventarlo. In questo nuovo progetto rientrava l’apprendimento di giochi con le carte imparati da delle vicine e da noi accolti con grande giubilo per il loro potere di farci sembrare tutti un po’ più calmi e intelligenti.
“Di positivo” mi dice “c’è che ho riscoperto un po’ di autonomia. Ad esempio, ogni giorno riesco a prepararmi qualcosa da sola.” Poi con discrezione accenna alla necessità di rimettersi seduta e ci salutiamo.
Il breve ma intenso incontro con la signora Rosa, mi ha toccata più di qualsiasi lunga intervista le potessi fare. Davanti alla sua porta di nuovo chiusa vedo ora un quadro di poche intense pennellate e mi tiene ferma per un poco, come non volessi lasciarla. E’ stata generosa malgrado le costasse fatica. In generale è grande la capacità di sorprenderci di certi anziani, la loro insospettata forza di reagire, maturata probabilmente per l’aver affrontatao periodi molto più difficili di questo (la guerra, la disoccupazione, l’emigrazione, le malattie, i lutti…).
L’età media di questo condominio è alta. Per un attimo, vedo questo grande alveare abitato da tante api stanche ma ciascuna a modo suo laboriosa, ne reggono l’impalcatura, l’anima. E quanto si perde della vita chi non trascorre almeno un po’ di tempo con loro! Oggi, per necessità e imposizione si sono trovate a dover attingere a risorse personali che magari loro stesse credevano sopite. Le ultime difficoltà le hanno anche rese informatiche più abili per non perdere del tutto i contatti con parenti e amici e parenti e, malgrado le mie inguaribili reticenze rispetto alla natura del mezzo usato, penso che anche questo può avergli fatto ritrovare della fiducia in loro stesse.
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